... Come ho detto più volte riguardo il suo straordinario modo di fotografare: Gianni esce, ed annusa l'aria. E trova, centrandola, sempre la meraviglia del momento. Difficile farlo con tanta naturalezza e rigorosità insieme. Questo lavoro ne è un'espressione felice.
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C'è da sottolineare che questo suo viaggio fotografico non è riconducibile al territorio locale, al Casentino che ha raccontato così bene e in profondità, ma, attraversando varie città d'arte, diventa una personale interpretazione del suo amore per il Bello.
C'è solo da sfogliare le pagine e lasciarsi catturare. E stare bene, così come ci fanno stare le sue foto. Fino al prossimo progetto. Perché siamo sicuri che Gianni Ronconi non si fermerà qui.
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Mariella Dei
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Nell’opera emerge con chiarezza l’essenza della sua fotografia. E’ un fine osservatore che sa cogliere le varie sfaccettature del quotidiano, la macchina fotografica sempre lì a portata di mano come estensione dello sguardo, attento non solo a ciò che accade, ma anche a come le luci e le ombre ridisegnano, valorizzano e mutano la struttura delle cose e delle persone.
Interpreta un genere che si pone al centro tra la street photography e quella ricerca di spessore che, con rinnovato interesse, guarda al territorio là dove storia, arte e tradizione si intersecano con la contemporaneità. Se la globalizzazione ha portato a processi di spersonalizzazione e de-territorializzazione, questo progetto, in controtendenza, pone l’attenzione sul “locale” come bene primario da scoprire, preservare e mettere in luce.
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Immagini a colori si alternano con grande disinvoltura a quelle in bianco e nero, ma il fil rouge che le unisce è costituito dalla gente che investe quei luoghi, siano essi scorci urbani o paesaggi tipici della campagna toscana. Senza quelle presenze il suo progetto non avrebbe senso, il significato sarebbe altro, freddo, sarebbe solo una mera elencazione di situazioni. Gianni ha ben presente l’obiettivo del suo fotografare e mantiene dritta la barra fino alla meta del suo sentire.
Ringrazio Gianni Ronconi per questa nuova pubblicazione attraverso la quale apprezzare una volta di più la nostra meravigliosa terra Toscana.
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Roberto Rossi - Presidente F.I.A.F.
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In questo libro l’occhio della macchina fotografica aiuta il lettore a comprendere quanto ha riassunto Malaparte in una frase: apre il nostro occhio e la nostra mente a paesaggi, scorci, situazioni, monumenti, persone che solo in Toscana puoi cogliere quasi ovunque, puoi vivere in ogni momento della giornata e puoi registrare in un tuo diario di emozioni.
Basta avere il tempo di fermarsi un attimo, l’attimo di un “click”.
E in questo sapersi fermare, in questo “click” che impone anche a noi di fermarci a osservare, troviamo il valore anche sociale, anche culturale, del fotografo. Al suo nascere, nell'800, la fotografia suscitò molte perplessità; un grande pittore, Paul Gaugin annotava con amarezza: “sono entrate le macchine, l'arte è uscita … sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile”. Nadar, uno dei pionieri di questa nuova arte, gli rispondeva con modestia cogliendo però in pieno il valore di questa nuova tecnica “il n'y a pas de photographes artistiques. Il y a en photographie comme partout des gens qui savent voir et d'autres qui ne savent même pas regarder”. La fotografia sottolinea una distinzione sempre vera: c'è chi sa vedere, altri non sanno neppure guardare.
Queste immagini aiutano tutti noi a vedere.
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Armando Cherici
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