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2013

di giorno in giorno

 

SAPERE

 

Ci sono almeno cinque o sei meraviglie nella vita.

Quali?

Una è il Cielo, per esempio. Guarda le nuvole. Cosa ci vedi lassù? Una è un cavallo, l’altra è un volto o un drago oppure un coniglio.

Ciascuna è un ritratto, un disegno.

E il mare con la terra ed i loro mille segreti. Fiori e suoni, ruscelli e stagioni. Mai uguali.

Poi ci sono i Colori. Sono i racconti dei tuoi occhi.

Poi abbiamo gli Amici, i tuoi compagni di scuola e di giochi. Quelli a cui confidi i tuoi segreti. Ne avrai pure tu, vero?

Poi c’è l’Amore ... Quello di mamma e papà, per esempio. Quello che ti ha fatto nascere. Quello che conoscerai, un giorno, anche tu.

Amerai una ragazza e ti sposerai ed avrete figli pure voi.

Poi ci sono i Sogni e i Desideri ... Sono i sapori della vita. Come il sugo che preferisci che ti fa mangiare un gran bel piatto di pasta.

Sono quelli che ti fanno alzare tutte le mattine.

Quindi infilò la mano in una delle tante tasche del gilè ed estrasse un piccolo blocnotes, dalla copertina un po’ sgualcita e nera, e una matita, con la punta bella fatta con il coltello opinel che portava sempre dietro.

Gli indicò il notes e la matita e aggiunse:

E poi c’è il dono più importante, la vera meraviglia.

Il Sapere ...

Perché, se avrai il Sapere, tutte le bellezze che ti ho detto prima, potrai raccontarle o disegnarle. Avrai il segno e la parola che saranno il tuo ingresso ad ogni luogo della terra e del cielo, anche quelli più segreti. E parlerai ai sogni e ai desideri, ed avrai fiato per l’amore...

Sta tutto chiuso qui, in questi piccoli fogli di carta bianca che saprai riempire, perché quei fogli sono il tuo cuore.

Non scordarlo mai ...

Alzandosi gli fece dono del suo notes e del suo lapis. “E tu?” protestò il bimbo. “Io ne ho un altro, a noi anziani è permesso. Ora è più importante il tuo, di cuore.”

È ancora lì, quel piccolo album di fogli con la copertina nera. Non l’ho mai gettato.

È il mio cuore che batte ...

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Giorgio S. “Rossoneve”

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...Nelle immagini di Gianni Ronconi ho trovato il senso del tempo.

Tempo che scorre nel susseguirsi dei giorni e dei mesi, tempo che sembra essersi fermato in ogni immagine, come per esprimere in ognuna di esse il senso dell’eterno. Quelle date ritorneranno puntualmente dopo 365 giorni, ma le immagini, nuovamente fotografate, non sarebbero più le stesse. La vita non si ferma, tutto cambia e si rinnova: i volti delle persone, le vesti, i luoghi… È il respiro della vita sempre nuovo, sempre diverso perché vivo. Eppure in quelle immagini c’è un mostrarsi che non resta legato a una data e a un giorno: c’è la vita di sempre, c’è l’intuizione e lo svelarsi di quel che ogni persona è stata, è e sarà, di quel che la ruggine del tempo non riuscirà mai a corrodere. Cambieranno gli abiti e le forge, resteranno i sorrisi, gli sguardi, le relazioni, i sentimenti. È un libro di vita, che oltrepassa la cortina del tempo di un anno, per contemplare l’uomo di sempre...

 

...In queste immagini ho trovato il senso della nostra terra.

Gli scorci dei luoghi sono quelli ormai noti e familiari del Casentino. La didascalia indica, puntuale, ogni riferimento. Sono luoghi concreti, vissuti, abitati. Sono luoghi di affetto e di vanto per tutti gli abitanti di Castel San Niccolò. Eppure queste immagini vanno oltre. L’attenzione al particolare esalta la bellezza del luogo, evocando sensazioni e ricordi ben precisi, ma lo sguardo di insieme rimanda a un orizzonte più grande, apre lo sguardo sull’infinito. Quelle foto raccontano la terra intera, narrano la vita, illustrano ogni uomo. E tutti i borghi di Castel San Niccolò diventano espressioni di tutto il mondo, del mondo di sempre. Ci si compiace per una veduta, un angolo, un volto amico e al tempo stesso ci si immerge nell’universo senza confini...

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+ Mario Meini, Vesvovo di Fiesole

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...C’è un disegno in tutto questo ? Oppure i soggetti fotografici, le situazioni ritratte sono del tutto casuali ? E ancora l’umore del fotografo, quel determinato giorno, ha condizionato la scelta del soggetto o della situazione ? Non è importante saperlo, non è questa la chiave per “leggere” la inesorabile successione delle foto nel corso di un anno solare, da inverno a inverno. Quello che l’Autore cerca è, io credo, la presenza di un senso nella successione di attimi di cui è fatta la nostra vita. Sta poi ad ognuno di noi decidere se c’è significanza nel fotogramma del babbo che, mano nella mano, accompagna il figlioletto alla messa del primo dell’anno oppure in quello dell’anziana che cambia i fiori alla immagine della Madonna. Se riveste o meno un significato il gruppo di bambini che, pazienti e sorridenti, aspettano l’arrivo dello scuolabus oppure il quadretto degli uomini che discutono di calcio. Oppure ancora quell’anziano che con scala e rastrello si avvia a fare un lavoretto, tanto per arrivare a mezzogiorno, o quella donna alle prese con un cagnolino riluttante. Senso o non senso, non è forse vero che della successione di attimi come questi, è fatta la nostra vita e, nel caso specifico, la vita nei paesi del microcosmo casentinese, nei piccoli borghi di pietra, nelle piazze povere che sembrano animate per lo più da vecchi e bambini ?

 

Le piazze, le vie, il borgo, la chiesa: negli scatti di Gianni Ronconi prevalgono gli esterni, la dimensione che ricerca e ritrae è quella della comunità che ancora, anche se molto meno di una volta, si manifesta nei luoghi esterni alle private abitazioni. L’Autore si mette sulla strada, gli piace stare sulla strada, vuole stare a contatto con i soggetti che mette a fuoco senza quelle mediazioni che un ambiente interno, domestico, inevitabilmente introdurrebbero. Una delle poche volte che ritrae un interno lo fa dalla strada e ne viene fuori, volontariamente o meno, uno straordinario scatto che richiama la pittura impressionistica (vedi la foto “quadro antico o vetro umido ?”). La dimensione esterna, pubblica è lo scenario, assai spesso minimalista, sul quale si muovono uomini e donne, anziani e bambini, spesso anche animali: una poetica questa, se si vuole, che qualcuno ha definito “on the road” o vicina all’arte povera e che tale certamente è, anche se si tratta di una poetica totalmente rifuggente dalla retorica.

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Alessandro Brezzi

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...Continua la narrazione che si fa superbo mosaico di immagini in bianco e nero nel raccontare momenti di vita vissuta, giochi di bimbi, amori di adolescenti o giovani sposi, giorni di festa o giorni comuni in un crescendo di sentimenti e di emozioni.

La domenica di Pasqua nella sperduta chiesa campestre di Ristonchi con garrule donne, che sanno d'un tempo, nell'atto di tornare a casa con i cestini delle uova benedette della tradizione. La Prima Comunione alla Pieve di Strada, la Processione del Corpus Domini e quella inusuale benedizione all'AsiloNido di Prato, la Mostra della pietra lavorata nei locali del Collegio restaurato.  E ancora: il Giro d'Italia con il solito gregario che arranca su per la salita del Borgo alla Collina sotto l'arco del Castello e le grida di donne olandesi tifose sul ciglio della strada...

Le immagini marcano i giorni, i mesi e le ore con il ritmo quotidiano dei cani a passeggio, del solitario ciuchino, delle caprette brucanti, della pecorella smarrita o del rospo da salvare...

Ogni fotografia di Gianni sia essa di uomo, di cosa o di animale è frutto di una magica alchimia che si fa attimo che per osmosi si trasferisce al lettore per essere assaporata, gustata, percepita con la stessa emozione dell'autore...

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...L'anno è finito, è terminata una stagione. Il terzo occhio di Gianni si ferma, ci sorride, ci guarda e ci offre gli ultimi “click” del suo diario di immagini in cammino che dedica alle sue due dolci e graziose nipotine, figlie di quella terra che tanto ama.

Sono queste le ultime fotografie che nonno Gianni ci regala in questo insolito iconico almanacco quasi a donarci un elisir di lunga vita che richiama la tradizione che guarda il presente e pensa al futuro di un popolo, di una gente di una storia, di una cultura che continua a destare sentimenti ed emozioni l'ultimo giorno dell'anno come il primo.   

 

Giorgio Trevisan          

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