… Le sue immagini, che documentano il “mestiere” antico dell’uomo, sanno cogliere infiniti momenti della vita nei campi, ci offrono in definitiva la sostanziale memoria di una grande civiltà. Una memoria senz’altro impregnata da un fremito di nostalgia e da una speranza di resurrezione.
I racconti – dalla preparazione del terreno per la semina, al lavoro nella vigna, alle fasi di raccolta del granturco, delle patate, del fieno e del grano, dalla ferratura dei buoi al tramaglio, alla battitura a mano di granaglie, l’uso di antichi strumenti ideati e costruiti dall’uomo (il giogo, la cibea, il correggiato) – dicono la laboriosità, l’entusiasmo e la tanta fatica dei contadini.
I volti di Beppe di Bronza, Cecco, Giangio e Mario da Tennano, Silvano di Moena, Giovanni e Giulio di Rusignolo, Beppe di Torlino Secondo, Tonio e Guido da Casanova e delle loro donne, bruciati dal sole, segnati dalla terra, nomi e volti che vengono da lontano, che mantengono chiara l’impronta degli etruschi, stanno a celebrare tutte le genti della Vallata che hanno portato nel mondo grande operosità, onestà dei costumi, tenacia ed anche, è giusto affermarlo, saggezza ...
​
Giannetto Giannotti
​
​
Il volto dell’Uomo della Terra è sempre uguale
a tutti volti dell’Uomo della Terra
gli occhi socchiusi, il viso grande e bruno
solcato proprio come quello della Terra.
Con un abbozzo di sorriso la Terra muore
dopo pensosa, incredibile agonia.
La Terra senza quell’Uomo ripiega il proprio seme
e geme vedova, priva del ponte
che la congiunga al Cielo.
​
Fabrizia Fabbroni